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DELLE MATERIE CONTENUTE NEL PRIMO VOLUME

Dei rapporti tra la Scolastica e le Quistioni politiche religiose

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Del Principe del Machiavelli e di un libro di Agostino Nifo ·

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pag. 1

· pag. 32-161

pag. 56

pag. 94

pag. 115

pag. 119

pag. 145

pag. 153

pag. 156-316-473

F. Torraca

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- C. M. Tallarigo

G. Sangiorgio .

P. A. Caracciolo e le Farse Cavaiole

Quando nacque Dante? Vittorio Imbriani.

Una nuova edizione delle opere latine di Giordano Bruno

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C. M. Tallarigo

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pag. 307

pag. 310

pag. 321

G. Ca

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pag. 354

pag. 410

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DEI RAPPORTI TRA LA SCOLASTICA

E LE QUISTIONI POLITICHE E RELIGIOSE
DEL MEDIO EVO

I.

Il primo periodo della Scolastica, che volentieri diremo di preparazione, è il più lungo di tutti, e dal secolo nono si protende oltre alla metà del decimosecondo. Vi primeggiano le dispute faticose intorno agli Universali, nate da una frase dell' Isagoge Porfiriana, la quale racchiude in germe uno dei più gravi problemi della Filosofia. Quel che noi diciamo i generi e le specie, sono forse entità reali, anzi solo la vera realtà, o non piuttosto artifizii della nostra mente per orientarci nel labirinto della natura? Alla prima sentenza piegavano i Realisti; i Nominalisti alla seconda. Nell' intuizione realistica gli individui sono effimere esistenze, le quali, a così dire, nell'istessa ora che nascono, scompaiono; nel mentre fra questa triste vicenda di creazione e distruzione l'universale solo non muta. Che siamo noi uomini, presi individualmente? Pulvis et umbra. Consacrati alla morte, un piccolo accidente distrugge in un punto quanti GIORN.NAPOL.Vol.I.-Marzo 1879 (Nuova Serie).

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fra noi avean redato maggior consistenza e vigore. La sola che sopravvive a tante ruine, e sfidando le ingiurie del tempo, per volger di secoli non cresce nè scema, è quel che v'ha di universale in noi, l' umanità. E lo stesso che diciam degli uomini, possiamo ripetere degli esseri tutti. Chè anzi a quel modo che gl' individui umani sono frammenti dell' umanità, questa è una piccola parte di un essere più sterminato di lei, l'animale. E l'animale a sua volta è frazione del vivente, ed il vivente è anch'esso forma fugace di un Essere immenso che è tutte cose, ma nessuna in particolare. Questo solo è ciò che permane immutato, è l'ordito su cui s' intesse la variopinta trama della natura, è l' Oceano che serba costante. il volume delle acque, benchè sull' immensa superficie s' avvicendino i flutti rumorosi. Questi arditi concetti sono adombrati nel De divisione naturae di Giovanni Scoto Erigena. Così nella prima metà del nono secolo quella Filosofia, che si dice serva del domma, prende le mosse da un libro, il quale parecchi secoli dopo (nel 1225) da Papa Onorio III verrà condannato alle fiamme.

Nè men libera ed ardita è la scuola opposta dei Nominalisti. Il concetto dal quale partivano Roscellino e i suoi seguaci, affatto discorde da quello dei Realisti, è il seguente: la vera realtà è l' Individuo ; gli universali sono astrazioni che la nostra mente forma togliendo ed isolando ciò che han di comune gl' individui, ed è un cattivo abito della mente il dar corpo e consistenza alle sue forme. Se il Realismo menava dritto al concetto di sostanza unica, di cui gl' individui son gli accidenti, il nominalismo in quella vece di conseguenza in conseguenza riescir doveva alla dottrina dell' originarietà degli individui, o in altre parole all' atomismo. Tali erano i due indirizzi della speculazione di quel tempo, i quali mutati nomi e fattezze si sono conservati sino ai nostri giorni. Ma e l'uno e l'altro sistema eran guardati con sospetto dagli Ortodossi, cui non isfuggi che sotto l'apparenza dell' accor

do si nascondesse un grave dissidio tra la Fede e la Filosofia. Ben fu tentata una via di mezzo tra i due opposti estremi, la quale sembrava s' accordasse meglio colla Tradizione; ma il tentativo non ostante la pietà e l'ingegno di Anselmo di Aosta falli; nè a torto gli scolastici posteriori ebbero a temere che l'idealismo dell' arcivescovo di Canterbury non fosse meno avventuroso degli altri sistemi, nè sapesse tenersi egualmente lontano dal misticismo degli uni e dal razionalismo degli altri. E questi erano infatti li scogli, nei quali rompeva la speculazione di quel tempo, in cui i filosofi, non usi ancora a infingersi, come fu stile dei secoli posteriori, traevano dai loro principii, saldi argomenti a trasformare i dommi e le dottrine tradizionali.

Così i Realisti, al cui misticismo nessun mistero ripugnava, tra le nebbie della credenza popolare s' argomentavano di scoprire le proprie teorie. Onde tornò in fiore il metodo dell' interpetrazione allegorica, già usato ed abusato dallo Gnosticismo, pel cui magistero tutto par chiaro come in pieno meriggio. Il domma della Trinità, ad esempio, rappresenta un ciclo cosmogonico, secondo il quale il Padre è la fonte dell' Essere, il Figlio le idee o l'infinita causa, lo Spirito il mondo o l'effetto infinito. Nè in diverso senso s'ha da intendere la Redenzione, la quale non è in fondo se non la perennità dell' effetto garentita dal perenne intervento della causa. Non ispiccavano al certo così alti voli i Nominalisti, al cui buon senso mal s' addiceva il nebuloso misticismo degli avversarii; ma non cessavano pertanto dallo studiare i dommi religiosi, nè facevano meno uso dell' interpetrazione allegorica. Se non che le loro spiegazioni erano più piane, non elaborate certamente nel grande stile dei Realisti; ma meglio confacenti allo scopo loro di far luce piena dove più s' addensava l'ombra del mistero.

La setta nominalistica o concettualistica che dir si voglia fu per tal guisa l' iniziatrice del Razionalismo, ed il suo più

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