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PREFAZIONE

Avendo io lette, e rilette, sempre con maggior mio piacere, le volgari poesie veramente divine di FRANCESCO PETRARCA; ed avendo io pure in esse, benchè sieno state più e più volte rivedute da dottissimi uomini, che ad utilità delle lettere di quan do in quando le pubblicarono, e con grande accuratezza e studio le emendarono da non pochi errori, i quali o per l'ignoranza de' copisti, o per la negligenza de' tipografi, o per l'arbitrio degli editori erano stati introdotti in molte delle precedenti edizioni; il che spezialmente negli ultimi tempi nostri è stato fatto con molta lode dal Volpi in Padova nel 1732, dal Bandini in Firenze nel 1748, dal Serassi in Bergamo nel 1752, dal Morelli in Verona nel 1799; avendo io, dico, pur ritrovato in esse alcuni passi, che, secondo il senso e 'l giudicio mio, non mi parevano del tutto proprj di si eccellente Poeta o quanto al concetto, o quanto allo stile, o quanto al ritmo e all'armonia del verso, caddemi

nell'animo di voler fare il confronto di alcune lezioni, che io notai più particolarmente, e che si trovano nelle quattro soprannominate edizioni, e nella maggior parte di tutte l'altre, con quelle che da principio furono date in luce secondochè si leggeva ne' manoscritti autografi del Petrarca allora esistenti. E siccome avviene spessissimo che lunghe e gravi imprese riconoscano la loro origine da cause non prevedute, o da cominciamenti di pochissima importanza, così pur a me accadde. Il primo verso del Sonetto CCV, (Vol. I.) che leggesi comunemente così:

Arbor vittoriosa e trionfale,

fu l'origine di tutte le fatiche e le cure, che per molti e molti anni io sostenni intorno al Canzoniere. Bene avvezzo l'orecchio mio all' usato modo di scrivere del nostro Poeta, io non sapea darmi pace della particella copulativa di que' due epiteti vittoriosa e trionfale; la qual particella pareva a

che togliesse tutta la dignità del verso, e la sublimità del concetto. Volli per tanto riscontrar questo passo nelle edizioni fatte conforme gli scritti autografi, e con mia meraviglia insieme e diletto trovai, che in tutte quel verso era stato impressò così: Arbor vittoriosa trionfale.

Della qual cosa benchè io fossi molto soddisfatto e contento, pure non mi potei rimaner dall' esaminare anche l'edizione di Fausto da Longiano 1532,

la quale fu ricopiata da un codice manoscritto vivente il Poeta, e certo, quanto al testo, edizione pregievolissima, e di poi rivedere ad una ad una le cinque degli Aldi, le quattro de' Giunti, le più apprezzate de' Gioliti; e da ultimo un ottimo codice, ch'è nella Biblioteca di questo Seminario, codice che non può ad evidenza provarsi immediatamente trascritto da autografo, ma che ne ha certamente tutt'i più chiari contrassegni fra quanti altri codici del Canzoniere io m'abbia veduti ; ed in questo, ed in quelle tutte riconobbi uniforme la stessa primitiva lezione,

Arbor vittoriosa trionfale.

Ed ecco in breve come da una piccola osservazione (se pur v'ha niente di picciolo nelle poetiche cose) nacque la mia deliberazione di voler riscontrare tutte le poesie volgari del Petrarca, verso per verso dal primo infino all'ultimo, in tutte le celebri sopraddette antiche edizioni. Nel processo della impresa, appagando me stesso, io meditava ed operava così da poter rendere un qualche servigio alla repubblica delle lettere, ed onorare insieme, quanto per me si poteva, la memoria del Principe della poesia lirica Italiana; perciocchè tenni sempre per fermo, che il principale giovamento nello studio de'classici autori trarre da prima si debba dall'avere sotto gli occhi nella sua integrità ciò che da' nostri padri e maestri fu scritto; e che però maggior danno

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far non si possa alle lettere, nè più grave ingiuria a qualunque scrittore, non che ad un classico, che quella di non ristamparne le opere così, quant'è possibile, come furono scritte. Finalmente ho condotto il mio lavoro al suo termine, e con buona coscienza metto sotto gli occhi in fine di questa prefazione i passi tutti restituiti alla loro primitiva integrità; e, ponendovi, senza più, di sotto a ciascheduno la lezione comune, lascio tutto così a' dotti lettori il piacere di discoprirne e considerarne le differenze. Dico con buona coscienza, la quale non si ha mai quieta abbastanza in così fatto genere di studj, se non se attenendosi sempre e strettissimamente alla sola volontà dello scrittore; e questa non può mai certa apparire, se non che o da codici autografi, o da codici da quelli immediatamente copiati, e dallo scrittore medesimo riveduti, o finalmente da edizioni, le quali sieno state fatte secondo que' codici stessi. La necessità di usare manoscritti, i quali non si possa abbastanza provare, che sieno stati immediatamente copiati da autografi avviene, qualora mancando gli autografi, e non avendosi pur di questi copia immediata e fedele, non abbiasi neppure edizione alcuna, la quale sia stata fatta secondo un autografo. Ma quando abbiasi aperto o l'uno, o l'altro di tali fonti, cade da se la necessità di usare altri codici manoscritti, i quali, per quantunque buoni e pre

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