Зображення сторінки
PDF
ePub

SONETTO XL.

Avvedutosi delle sue follie, prega Dio, che lo torni ad una vita migliore.

Padre del Ciel; dopo i perduti giorni,
Dopo le notti vaneggiando spese

Con quel fero desio, ch' al cor s' accese,
Mirando gli atti per mio mal si adorni;

Piacciati omai, col tuo lume, ch' io torni
Ad altra vita, ed a più belle imprese;
Sì ch' avendo le reti indarno tese
Il mio duro avversario se ne scorni.

Or volge, Signor mio, l' undecim' anno,
Ch'i' fui sommesso al dispietato giogo,
Che
sopra i più soggetti e più feroce .

Miserere del mio non degno affanno : Riduci i pensier vaghi a miglior luogo: Rammenta lor, com' oggi fosti in croce.

BALLATA V.

Prova che la sua vita è nelle mani di Laura, da che potè dargliela con un saluto.

Volgendo gli occhi al mio novo colore,

Che fa di morte rimembrar la gente,
Pietà vi mosse: onde, benignamente
Salutando, teneste in vita il core.
La frale vita, ch'ancor meco alberga,
Fu de' begli occhi vostri aperto dono,
E della voce angelica soave.
Da lor conosco l'esser, ov' io sono:
Che, come suol pigro animal per verga,
Così destaro in me l'anima grave.

Del mio cor, Donna, l' una e l'altra chiave
Avete in mano: e di ciò son contento,
Presto di navigar a ciascun vento:

Ch' ogni cosa da voi m'è dolce onore.

SONETTO XLI.

Persuade Laura a non voler odiare quel cuore, dond' ella non può più uscire.

Se voi poteste per turbati segni,

Per chinar gli occhi, o per piegar la testa,

[ocr errors]

per esser più d'altra al fuggir presta, Torcendo 'l viso a' preghi onesti e degni.

Uscir giammai, ovver per altri ingegni,

Del petto, ove dal primo Lauro innesta
Amor più rami; i' direi ben, che questa
Fosse giusta cagione a' vostri sdegni:

Che gentil pianta in arido terreno
Par, che si disconvenga; e però lieta
Naturalmente quindi si diparte.

Ma poi vostro destino a voi pur vieta
L'esser altrove; provvedete almeno
Di non star sempre in odiosa parte.

SONETTO XLII.

Prega Amore di accender in essa quel foco, dalle cui fiamme ei non ha,

scampo.

Lasso, che mal accorto fui da prima
Nel giorno, ch'a ferir mi venne Amore;
Ch'a passo a passo è poi fatto signore
Della mia vita, e posto in su la cima .

Io non credea, per forza di sua lima,
Che punto di fermezza, o di valore
Mancasse mai nell' indurato core:
Ma così va chi sopra 'l ver s'estima.

Da ora innanzi ogni difesa è tarda

Altra, che di provar, s' assai, o poco
Questi preghi mortali Amore sguarda .

Non prego già, nè puote aver più loco,
Che misuratamente il mio cor arda;
Ma che sua parte abbia costei del foco:

SESTINA III.

Rassomiglia Laura all'inverno, e prevede, che tale gli sarà sempre.

L'aer

aere gravato, e l'importuna nebbia Compressa intorno da rabbiosi venti, Tosto conven, che si converta in pioggia: E già son quasi di cristallo i fiumi : E 'n vece dell' erbetta, per le valli Non si veď altro, che pruine e ghiaccio.

Ed io nel cor via pur freddo, che ghiaccio,
Ho di gravi pensier tal una nebbia,
Qual si leva talor di queste valli
Serrate incontr' a gli amorosi venti,
E circondate di stagnanti fiumi,
Quando cade dal ciel più lenta pioggia.

In picciol tempo passa ogni gran pioggia; E'l caldo fa sparir le nevi e 'l ghiaccio, Di che vanno superbi in vista i fiumi; Nè mai nascose il ciel sì folta nebbia, Che sopraggiunta dal furor de' venti Non fuggisse dai poggi, e dalle valli.

« НазадПродовжити »