SONETTO XL. Avvedutosi delle sue follie, prega Dio, che lo torni ad una vita migliore. Padre del Ciel; dopo i perduti giorni, Con quel fero desio, ch' al cor s' accese, Piacciati omai, col tuo lume, ch' io torni Or volge, Signor mio, l' undecim' anno, Miserere del mio non degno affanno : Riduci i pensier vaghi a miglior luogo: Rammenta lor, com' oggi fosti in croce. BALLATA V. Prova che la sua vita è nelle mani di Laura, da che potè dargliela con un saluto. Volgendo gli occhi al mio novo colore, Che fa di morte rimembrar la gente, Del mio cor, Donna, l' una e l'altra chiave Ch' ogni cosa da voi m'è dolce onore. SONETTO XLI. Persuade Laura a non voler odiare quel cuore, dond' ella non può più uscire. Se voi poteste per turbati segni, Per chinar gli occhi, o per piegar la testa, per esser più d'altra al fuggir presta, Torcendo 'l viso a' preghi onesti e degni. Uscir giammai, ovver per altri ingegni, Del petto, ove dal primo Lauro innesta Che gentil pianta in arido terreno Ma poi vostro destino a voi pur vieta SONETTO XLII. Prega Amore di accender in essa quel foco, dalle cui fiamme ei non ha, scampo. Lasso, che mal accorto fui da prima Io non credea, per forza di sua lima, Da ora innanzi ogni difesa è tarda Altra, che di provar, s' assai, o poco Non prego già, nè puote aver più loco, SESTINA III. Rassomiglia Laura all'inverno, e prevede, che tale gli sarà sempre. L'aer aere gravato, e l'importuna nebbia Compressa intorno da rabbiosi venti, Tosto conven, che si converta in pioggia: E già son quasi di cristallo i fiumi : E 'n vece dell' erbetta, per le valli Non si veď altro, che pruine e ghiaccio. Ed io nel cor via pur freddo, che ghiaccio, In picciol tempo passa ogni gran pioggia; E'l caldo fa sparir le nevi e 'l ghiaccio, Di che vanno superbi in vista i fiumi; Nè mai nascose il ciel sì folta nebbia, Che sopraggiunta dal furor de' venti Non fuggisse dai poggi, e dalle valli. |