Зображення сторінки
PDF
ePub

che non vogliono lei e lui trovarsi mai nel primo caso, perocchè il Poeta come che altrove non l'habbia mai detto, qui pure disse, e ciò che non è lei, ove è il verbo sostantivo, che da l'una e l'altra parte chiede il primo caso, siccome da' primi anni imparammo. Ma siamo accorti non esser vero nel nostro idioma quel, ch'è vero ne l'antico, che eziandio da la parte da poi il verbo sostantivo cheggia il primo caso: nè potersi ciò meglio conoscere, che nei pronomi della prima e seconda persona: conciosia che vulgarmente dichiamo, s' io fossi te, se tu fossi me ecc.; che ne parlò pure Fausto da Longiano (V. Petr. col Fausto, Venezia, 1532, fac. 43) dicendo: alcuni pensano, che sia errore e ciò che non è lei, et voglia dire in lei, conciossiachè quello per nome non si possa porre in caso retto: questa medesima sentenza dice de conflictu: et quicquid non est illa ecc.; e che per simil guisa ne parlarono 1 Castelvetri, i Cinonj, gli Alunni, ed altri molti ch' io lascio di noverare, perchè notissimi a chiunque anche per poco versato nello studio del Canzoniere. E neppure entrerò a cercare se quel verso, come lo vediamo impresso nelle edizioni del Bandini, del Serassi, del Morelli, e quasi in tutte le altre che le seguitarono,

Ch' altro non vede; e ciò, che non è 'n lei, sia in tal maniera più armonico, come vogliono alcuni, oy veramente sia da un errore corretto, come

altri sostengono. Chieggo soltanto al fino giudizio e non parziale de' miei lettori, se con l'autorità di manoscritti, che si dicono buoni, ma che non dimeno, essendo privi delle necessarie qualità di sopra indicate, non possono esigere una piena fede; oppure, se con l'autorità di chi per via di conghietture cercò di provare che leggendosi forse nello scritto del Poeta e ciò, che non ellei, in vece di leggersi e ciò, che non è'n lei, si possa sicuramente inferire, che leggersi debba, e ciò che non è in lei; o finalmente, e soprattutto, se con l'autorità delle tre edizioni 1473, 1478, 1481, ( intorno al merito delle quali se non vorranno i lettori acquetarsi in ciò, ch'io ne scrissi a suo luogo nella parte bibliografica di questa edizione, (Vol. II.) io li pre

go,

che facciansi almeno per alcun poco ad esaminarle, e quali giudici disappasionati diano poi quella sentenza, che alla verità sia conforme) chieggo, io diceva, se colla forza di tali autorità si possa francamente distruggere la lezione primitiva e concorde, non meno delle edizioni che furono fatte secondo gli autografi, delle quali sono per dire, che di altre molte edizioni riputatissime, di cui ho detto le quali tutte uniformemente leggono : Ch'altro non vede; e ciò, che non è lei . Per lo che parmi di poter, anzi di dover conchiudere senza tema di rimprovero, che, ancorachè si potesse provar ad evidenza, (il che non si è fin ora potuto

di sopra,

fare) che il Petrarca in quel verso fosse caduto in errore, noi dovremmo almeno pazientemente aspettare, che col volgere de' secoli sorgesse quello, cui la repubblica delle lettere dichiarasse di aver conceduta l'autorità, di correggere gli errori del nostro Maestro. E ciò ch' io ho detto di questa lezione, dicasi di altre consimili, siccome accennerò tra poco. Nella impossibilità pertanto già per se manifesta di potere usare gli autografi, o i manoscritti immediatamente e fedelmente copiati dagli autografi stessi, de' quali preziosi codici per nostra mala ventura noi siamo privi; io doveva rivolgermi, siccome feci, alle edizioni, che furono fatte in conformità di quelli. Esaminando io quindi ad una ad una l'edizioni del Canzoniere, e non solamente quelle che io posseggo, che pur sono la maggior parte, ma alcune eziandio rarissime al tutto, le quali mi furono graziosamente imprestate, potei conoscere, che in verità non sono poche quelle, che meritano la nostra stima e per la buona fede, che vi traluce nel testo, e per gl' indizj fortissimi di essere state formate almeno secondo codici immediatamente e fedelmente copiati da autografo (intorno a che veggano i lettori la mia biblioteca Petrarchesca nel fine del secondo volume di questa edizione); e riconobbi ancora, che tre solamente son quelle, che da autografo del Poeta, o da scritti dal Poeta stesso riveduti, il che torna nel medesimo, furono

tratte e pubblicate; e sono, quella già rinomatissima di Martino de Septem Arboribus stampata in Padova nel 1472 per cura di Bartolommeo Valdicozzo, la celebre di Aldo stampata in Venezia nel 1501, colla soprantendenza di messer Pietro Bembo, e quella di Stagnino stampata pur in Venezia nel 1513 per opera e studio del prete Marsilio Umbro Forsempronese, e dedicata a Lodovico Barbarigo patrizio Veneziano. Cadde quest' ultima in totale dimenticanza, anzi dispregio, per cagione di quegli strani comenti del Filelfo e dell' Illicinio, che attorniano il testo ; ma è indubitato, che per ciò chę concerne la lezione del testo medesimo, oltre che vi si conosce a prima giunta tutta la natìa sua purità, la riscontrai anche sempre concorde colle altre due ne' passi più essenziali, e quasi sempre ne' meno importanti; ed ha inoltre il vantaggio ch'ella è molto più corretta di quella di Padova, la quale fu impressa quando l'arte tipografica era presso che nella sua infanzia, e un po' più chiara ed esatta nelle virgole e ne' punti di quella di Aldo, che può dirsi essere stato il primo ad introdur nelle stampe qualche bell' ordine di buona ortografia, per cui rese più facile la lettura di tutte l'opere da lui stampate.. Ora; il pregio sommo, in che tener si debbono queste tre edizioni nasce primieramente dalla certezza dell'essere stato il testo di esse tratto dagli autografi del Poeta, o dagli scritti dal Poeta mede

simo riveduti ; ed ognuno ben vede, che le sottoscrizioni, le quali stanno in fine di ciascheduna, (Vol. II. ) non si potevano fingere dinanzi agli occhi ed al giudizio dei dotti, perciocchè essi ben tosto ne avrebbono conosciuta e dimostrata la falsità; in secondo luogo da quella buona fede, con cui manifestamente vedesi in tutte e tre ricopiata la primitiva scrittura; in terzo luogo da quell'ammirabile conformità di lezioni, che havvi quasi sempre tra loro, massime non essendo stata ricopiata l'una dall' altra; perocchè in quella di Aldo 1501 non si fa menzione alcuna di quella di Martino 1472, anzi non ci si fa pur sapere, che Aldo o il Bembo la conoscessero; ed in quella di Stagnino 1513 il prete Marsilio non fa parola delle due precedenti. La quale preziosissima uniformità di lezioni non viene per nessuna guisa tolta o turbata da alcune picciole varietà, che tra l'una e l'altra, sebbene rare volte, si veggono; perchè riconoscendosi queste ben di leggieri non già introdotte da mano estranea, ma dal Poeta medesimo al quale in diversi tempi diversamente piacque, ciò stesso ne conferma sempre più di tutte e tre la vera e certa lezione . Ma siccome queste, qualunque si sieno, differenze di lezione, che in quelle tre edizioni talvolta si trovano, pongonci nel dubbio di quale appigliarci dobbiamo, volendo pur quella scegliere, che fosse stata dal Poeta a preferenza delle altre approvata,

« НазадПродовжити »