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facciata 43 intitolato: LA MEDIOCRITA' POETICA. Quanto è preziosa ed aurea la mediocrità nella fortuna, altrettanto disdice nella poesia. Fegonte, che non discerne cosa si palpabile, si dà la tortura al cervello per creare dei versi al di sotto ancora della mediocrità, e si pavoneggia di tali produzioni più che non farebbe un nuovo Omero di un' altra Iliade. Previene i desiderj dei circostanti, e tira fuori degli ampi scartafacci, che a suo giu. dizio contengono la quinta essenza dei tesori di Pindo. Poscia declama colla più strana caricatura, onde vieppiù rilevi il merito supposto delle sue rime; nè ommette di quando in quando di far riflettere a chi lo circonda e soffre le gemme singolari, che adornano le sue produzjoni, temendo, che non isfuggano con danno reale delle sua poetica riputazione. Fegonte è mediocre nel comporre, ma è sommo nell' alterigia. È un Narciso letterario, nè sa specchiarsi che nelle cose sue, e costringere gli altri con insoffribile mania a prestargli quella attenzione che suole tributare la civiltà. L'adulazione che serpeggia nelle società vieppiù lo conferina nella sua opinione, e poco manca, che non pretenda l'arcadica corona. Detestabile mediocrità! Congiura que sta ad avvilire la poesia già di troppo conculcata a' di nostri; e per la razza numerosa de Fegonti cadono quasi in dispregio i sublimi sacerdoti di Febo, che hanno, direi, in deposito il buon gusto, e sotto il velo della finzione presentano al mondo la verità, che ignuda ricuserebbono. Uomini di tempre celesti, che meritano più degno teatro ove brillar sicuri e confonder la malvagia impostura, che sa usurparsi il meglio in danno della società » ).

Raccolta di alcune poesie che sono state fatte in Genova all' occasione della pace conchiusa da S. M. colle Potenze Barbaresche. Genova, stamperia Pagano, 1816, in 8.o, di pag. 32.

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(Oltre la dedicatoria a S. E. Don Ignazio Thaon di Revel luogotenente generale nelle regie armate, scritta dall' avvocato Giuseppe Ronco, contiene questa raccolta un poemetto in versi sciolti dello stesso sig. avvo

cato, un' elegia latina del Senatore Giuseppe Cambiaso, tre sonetti del sig. G. Crocco, altro sonetto del Ronco, due epigrammi latini, l' uno del senatore Gottardo Solari, l'altro del professore Faustino Gagliuffi, e finir sce con una canzone dell'avvocato Pietro Musso).

Sulla patria e sulla età del Cronografo Novalicense: Dissertazione di Fabrizio MALASPINA. corredata di storiche annotazioni e d'inediti documenti. 1816, stamperia Rossi, in 8.o

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Tortona

(Di questa erudita operetta che tende a scoprire l'autore della Cronaca della Novalese già pubblicata tra gli scrittori delle cose d'Italia e di Francia, parleremo nei fascicoli avvenire con maggior distinzione).

DUCATO DI PARMA

G. L.

La Buccolica di Virgilio, tradotta da Prospero MANARA, quarta edizione accresciuta per la prima volta di alcune prose inedite del traduttore. Parma, 1816, tip. Carmignani,

in 4.

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(Le prose inedite sono un' orazione dell' architettura, detta per la solenne distribuzione del premio nella R. Accademia di Parma il 2 di maggio 1759, e alcune lettere delle quali quattro sono dirette al ch. sig. Angelo Mazza).

Storia naturale del sig. di BUFFON, classificata giusta il sistema di Linneo da Riccardo Renato CASTEL, proseguita da altri scrittori, e ridotta a compiuta Istoria di tutti i tre regni della natura. Prima traduzione italiana. Tomo XXXI. — Piacenza, 1816, dai torchi del Maino in 16.°

(Con questo, che contiene gl' indici compilati con moltissima diligenza, si compie la serie dell' opere propriamente appartenenti al Buffon, e comprendenti oltre

con

la teoria della terra, le epoche della natura e i discorsi analoghi, la storia dei quadrupedi e degli uccelli, molte aggiunte ordinate coll' intendimento di far conoscere anche i più recenti sistemi e i notabilissimi incrementi ai quali è salita rapidamente la scienza naturale nel breve intervallo che passò fra la morte del Buffon e questa età nostra. Il del Maino continua la promessa serie delI' opere che illustrano i tre Regni della Natura, ed ha già pubblicato il primo volume della storia de' minerali di Luigi Patrin sull'ultima edizione di Deterville ).

L'incontro di Petrarca e Laura in Paradiso. Cantiche di Gaetano PAROLINI. Piacenza, 1816, dai torchi del Maino, in 8.°

(Nitidissima edizione dedicata dall'autore a S M. la Principessa Imperiale Arciduchessa d'Austria Maria Luigia duchessa di Parma, Piacenza e Guastalla ec.)

STATO PONTIFICIO

Annali d'Italia dal 1806 al 1815 compilati da A. COPPI, Accademico Tiberino. — Tomo Roma, 1816, tip. Ajani, in 8.o, di pag. 241 oltre la prefazione e l'indice.

primo.

cc

(« Ardua e difficil opera a scrivere imprendo, dice l'autore, e quant' altra mai di grandi avvenimenti ripiena. Sovrani espulsi, troni rovesciati, e sulle rovine dei medesimi innalzati de' nuovi; oppressa la religione da chi ne aveva altrove alzati gli altari; i ministri del santuario perseguitati e dispersi; il capo stesso della Chiesa barbaramente deportato, nulla di omesso per ridurre meramente ad una politica i principj di una religione divina quasi sempre in guerra, circondati da esorbitanti truppe anche in tempo di pace: il fiore della italica gioventù tradotto a combattere nel gelido settentrione, o nei cocenti deserti delle Spagne per interessi non solo alla nostra patria estranei, ma totalmente opposti. I più nobili fanciulli strappati nella lor tenera età dal seno dei genitori, e confinati in oltramontani collegi per ricevere una educazione allo spirito nazionale contraria. L'agri

per

coltura languente per le contribuzioni enormi, vincolata l' industria, e annichilato il commercio i bizzarri progetti di un despota che senza nuocere ai nemici riduceva all' estrema indigenza i sudditi. Distrutti cogli antichi ordini inveterati abusi: stabilite nuove leggi talvolta provvide, spesso insufficienti, ed ai nostri costumi contrarie. Il dispotismo giunto a tal segno di voler vincolare l' opinione, come si teneva incatenata la libertà civile: al più crudele servaggio accoppiato il più intollerante insulto. Invece di poter piangere sui mali che ci opprimevano, dovevamo anzi dare segni di pubblica allegrezza perchè ad un giusto e moderato regime n'era stato surrogato un ferreo e tirannico »; e cosi più oltre seguendo fa l'autore il compendio delle cose che vuol narrare, dando saggio, come ognun vede, del suo giudizio, dell' aureo suo stile, dell' incontaminata purezza della sua lingua. E perchè niuno domandi se a delineare il vivo ritratto di tanti uomini celebri per delitti o virtù, se a conoscere le cagioni veraci di tante guerre, e di tanti fatti maravigliosi, se a conoscer per fine la terra che vuol discorrere si sia esercitato esso mai nel maneggio dell' armi, o sia intervenuto al consiglio de' principi o abbia seduto fra i magistrati, col più ingenuo candore soggiugne che, grazie al Cielo, non ha avuto niuna parte negli avvenimenti anzidetti, che anzi egli è uso considerar le cose com'elle non com' esser dovrebbono, ciò che gli basta per tesser la storia presente senza taccia d'ingiusta parzialità, La quale innocenza ove sia sufficiente, com' egli ha per fermo, desidererem di buon grado all' ardua sua impresa quel guiderdone che la si merita, e lungi dal ripetere ciò che leggemmo sulle gazzette da lui copiate, meravi glieremo piuttosto come possa l'ambizione o l'interesse oggidi, che non avendo alcuni necessità di parlare, sentano minor disgusto dell' esser beffati che di tacere)."

sono,

Della zecca e delle monete perugine: Memorie e documenti inediti raccolti e pubblicati da Gio. Battista VERMIGLIOLI. - Perugia, 1816, dalla tip. Baduel, in 4.0, di di pag. 171

oltre

la dedicatoria al S. P. Pio VII, e pag. 74 di documenti, con tre tavole in rame.

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(Di quest'opera inolto erudita ragioneremo di proposito in uno dei libretti avvenire).

G. L.

CORRISPONDENZA.

Continuazione e fine della Risposta del sig. conte Giovanni GIRAUD all' articolo della Biblioteca Italiana sul primo volume del Teatro domestico (Vedi pag. 377 di questo terzo Tomo).

GIUNGONO

IUNGONO finalmente i due più fieri attacchi, uno contro la mia frase non abbastanza purgata; l'altro contro i miei Martelliani, che chiameremo di nuova fabbrica.

Prese motivo il mio censore di parlare della lingua del mio dialogo, dall' avvertimento che io diedi in proposito delle commedie a soggetto, ove raccomando di parlare con frase se non ricercata, almen purgata. Mentre egli approva il mio precetto, mi avverte di aver fallato nell' esprimerlo a che francamente rispondo, che lo sbaglio è il suo, allorchè traduce ricercata in affettata. Se non gli sembra chiaro il dire con frase ricercata (che vien da ricercare per trovare il meglio), si compiaccia tradurre con frase scelta; e troverà giusta la dizione quanto è giusto il precetto. Ma si vede chiaramente che poco egli rifletteva a questa critica, poichè il suo animo era occupato del fine al quale voleva giungere, ch' era quello di dirmi: «Ma perchè colui che lo predica (par<< lando del suddetto precetto) è il primo a << trasgredirlo nelle cose sue non già dette << all'improvviso, ma con agio meditate, limate

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