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SAECVLI FELICITAS (a), CONSECRATIO (b). Una luna crescente con sette stelle ha una lucerna di Sante Bartoli, che il Bellori riferisce all'eternità (c), un egual tipo collo stesso significato una bella corniola del Gori (d). La ragione par che si accenni da Mamertino, imperocchè quidquid immortale est stare nescit, æternoque motu se servat veternitas (e). Anche il Salmista Thronus ejus sicut Sol in conspectu meo, et sicut Luna perfecta in æternum (f). In una lucerna cristiana si vede il buon pastore colle sue pecorelle, e sopra di esso il sole, la luna e i sette trioni (g). Nella tavola di Lafreri (h), nel diaspro del Caylus (i), nel vetro rarissimo dell' Olivieri (k) v' ha il Sole, la Luna, Crono Eone con sette faci o pirei. In altri anaglifi alcun altro simbolo di non difficile riferimento. Se fosse d'uopo non esser breve, mostrar potrei di leggeri ridursi tutti alla stessa teogonia, a un pensamento medesimo.

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Le composizioni ch'esaminiamo, di soggetto

(a) Eckel Catal. Mus. Vind.

(b) Gesner Tab. 104. n. 47; Oisel Sel, num. Tab. 103, fig. 10. pag. 508.

(c) Lucern. Sepulc, Part. II. seg. 12.

(d) Mus. Flor. Tom. II. tab. 89.

(e) Panegyr. vet. Geneth, Maxim. c. III.; Pacat. Panegyr. Theodos. c, X.

(f) Psalm. LXXXVIII. v. 38.

(g) Sante Bartol. Par. III. pag. 23; Bottari Rom, sotter, T. III. tav. 59; Mamac. Orig. et Antiq. Christ. T. III. pag. 78 tab. 12.

(h) Di alcune Antich. Crist. pag. 23.

(i) Montfauc. AA. LE. T. I. pag. 2. tav. 215. n. 4. (k) Rec, d'antiq. T. VI. pl. 74.

notissimo, hanno il pregio lor singolare del recon◄ dito e proprio emblema del Tempo eterno infinito, che altrimenti diremmo l' Eternità. L'altre molti

plici s'illustraron già da grand' uomini con apparato di sceltissima erudizione. L'esposizioni loro sono profonde e ingegnose, ma col rispetto dovuto ai lor lumi, e colla gratitudine che lor professo, il mio corto giudizio non n' è capace. L'ufficio dell'ottimo agricoltore (a), il sistema del mondo (b), le celesti costellazioni (c), il planisfero astronomico (d), il raggio so¬ lare fecondatore della natura (e), la generazione e conservazion delle cose (f), forzate conghietture mi sembrano, e fallaci per più rispetti. Forse l'auditor Passeri, e dopo di esso il Zoega colpirono il segno; e s' io con essi vo errato, non vo' turbarmi perciò; che in oscuri soggetti e in tanta diversità di pareri la meng inverosimile può solamente stimarsi la interpretazione migliore.

In questi marmi abbiam altresì due belle iscrizioni già in parte dal sin qui detto spiegate. Come l' antecedente, son del genere sacro, e narrano i nomi e la condizione di chi fece a sue spese ristabilir le sculture e la cella e gli

(a) Marlian. Topogr, Urb. Lib. VII. pag. 153, e seg.; Beger. Spicil. Antiq. pag. 99.

(b) Hyd. de Relig. vet. Pers. c. IV.

pag. 113. (c) Martin. Explic. de divers. Mon. pag. 251. e seg. (d) Banier. Mytholog. Expliq. T. III. I. VII. c. 12; Bouleng. Antiq. devoil. T. II, pag. 501.

(e) Augustin. Gemm. antiq. et Gronov. ad eund. pag. 53, f) Torre. Monum. vet. Ant. pag. 180 e seg., Viscont Mus. Pio Clem. T. VII. pag. 10,

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accessorj ed ornamenti di essa rovinati dal tempo o dal fuoco o da qualche disastro rifabbricò. Leggo la prima scolpita in giro Tav. II:)

Aulus.DECIMIVS.Auli. Filius. PALatina.DECIMIANVS SVA. Pecunia. RESTITVIT

e nel basamento

Aulus. DECIMIVS.'Auli.Filius.PALatina.DECIMIANVS AEDEM. CVM. SUO. PRONAO.IPSVMQVE.DEVM.SOLEM MITRAM. ET. MARMORIBVS. ET. OMNI. CVLTV SVA. Pecunia. RESTITVIT

Non mi fa caso la boriosa ripetizione del nome, perchè, usitata ne' monumenti , qualor voleasi che fosse veduto e letto da ognuno con ispeditezza. Di spesso s'ha un' istessa iscrizione o la parte più efficace di essa ripetuta e triplicata all' alto e al basso, di fronte e al fianco del medesimo marmo, servendo di esempio la piramide di Cajo Cestio, le Guglie egiziane che hanno gli stessi geroglifici in ogni facciata, più basi onorarie, e i tanti sassi opistografi notissimi ai cultori di questi studj (a). Dalla tribù Palatina argomento l'estrazion cittadina d'Aulo Decimio

(a) Vignol. de Column. Ant. Pii. pag. 174. V. Grut. pag. 11. 5, 22. 2., 65. 5.; Reines. Cl. I. n. 5. 38.; Fabret. Cap. II., pag. 99. e seg., cap. VI. pag. 465., 487.; Murat. pag. 85. 4., 1652. 6., Oliv. Mar. Pis. pag. 24.

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perchè era in quella censita l'Ostiense Colonia (a), e dal dispendio che ha sostenuto, che non era uom povero. Là dove il Tevere, formando un'isola, si riversa nel mar Tireno (b) a tredici o sedici miglia antiche lontan da Roma (c) tra Laurentino e Lavinio fu Ostia fondata da Marzio re (d). Util da prima e fatal ricovero a' tempi di Silla fu alle flotte romane (e), ma cresciuta poscia a dovizia, aver avuto la curia, le terme, i pubblici portici, un bel teatro e varj templi e collegi, e arsenale e granaj e delizie di ciascun genere, le sue ampie rovine e gli scavi non son molti anni eseguitivi palesano appieno (f). Claudio Augusto post undecim annos, quamvis continuis triginta hominum millibus sine intermissione operantibus (g), quel superbo porto vi costrusse, paruto paruto a taluno la meraviglia del romano Impero. Trajano v' aggiunse l'altro più interno di forma esagoua, da una medaglia (h) e da quest' iscrizione di recente scoperta chiarito, la quale, perchè bramata nell' epigrafiche collettanee, mi aggrada di riportare.

(a) Grut. pag. 398. I, e ne' latercoli militari C. FVNDANIVS C. F. PALatina NEDVMS (domo) osria ec. (b) Dionys. AA. RR. lib. III.

(c) Plin H. N. I. III c. v., Anton. Itin. pag. 3o1., Euseb. Chr. 1. pag. 28.

(d) Liv. lb. I. c. 13 n. 33.

(e) Liv. lib. XXII. c. 8 n. 11.

(f) Volp. Vet. Lat. prof. T. VI. lib. 11. e seg., Fea Relaz. d'un viaggio ad Ostia, pag. 22 e seg., Notizie sulle antich. 1805. Tav. 1 e 21. 22. 23.

(g) Svet. in Claud. c. 20.

(h) Vail. Num. Imp. T. I. pag. 22. 29. edit. Rom., Patin. in Ner., Bellori XII. Caes. pag. 41.

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Adriano conservò la Colonia e l'accrebbe (a), Antonin Pio vi eresse un nobil lavacro (b), Aureliano vi principiò un foro convertito poscia in Pretorio (c), Tacito in fine le fu cortese di cento colonne di marmo numidico di ventitrè piedi d'altezza, non ultima gloria di così nobil città (d). Perciò non credo ardito pensiero se concorrendo anch'esso Decimio ad abbellire la patria già ricca e fiorente (e), il tempio di Mitra rifabbricatovi dovette essere dignitoso e assai bello. Della sua costruzione non ho contezza; ma l'epigrafe me ne accenna le parti, e se vi era cella, vestibolo, ricchi marmi ed ornati molti

(a) Grut. pag. 249. n. 7., Morcell. Styl. Inscr. pag. 78. n. 103, (b) Capitol. in Anton., Notiz. sulle Antichit. pag. 70. (c) Vopisc. in Aurel.

(d) Vopisc. in Tacit.

(e) Don. Inscr: Ċl. II. n. 4., Plin. lib. 11. ep. 17., Minut. Felix c. 11.

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