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MILANO ILANO ha perduto non ha guari un letterato assai benemerito della patria nella persona dell' ab. D. Gaetano BUGATI, dottore e pro-prefetto della Biblioteca Ambrosiana. Egli nacque in Milano ai 14 d'agosto del 1745 d'assai onesta famiglia. Compiuto il corso de' suoi studi nell'Università di S. Alessandro, coltivò per qualche tempo e con passione le Matematiche insieme al Padre Cossali, il quale, divenutone poi professore nell' Università di Parma, mai non dimenticò l'amicizia e la stima inspirategli dal compagno de' suoi studi favoriti, tenendo seco lui continuo commercio di lettere, delle quali molte si conservano nell' Ambrosiana Biblioteca. Per puro amore a questa parte tanto interessante dell' umano sapere, e per desiderio di promuoverlo in altri teneva la sera in casa sua con alcuni studiosi giovani una specie di Ripetizione ossia di Accademia matematica. Un illustre ingegnere della nostra città tutt'ora vivente vantasi d'averne approfittato, e professasi per ciò grato alla memoria del D. Bugati.

Nel 1773 venne aggregato al collegio dei dottori della Biblioteca Ambrosiana, e rivoltosi quindi allo studio dell' antiquaria e delle lingue orientali, non tardò a dar prova di valore sì in quella che in queste, pubblicando di là a

sue

non molto le sue Meniorie storico-critiche intorno le reliquie ed il culto di S. Celso M. le quali più assai che il titolo non promette, presentano un tesoro di notizie recondite intorno le nostre cose patrie, e sono insieme un esempio di quella logica giusta e saggia, che guidar deve ogni antiquario nelle erudite ricerche. Prese di poi a tradurre dal siriaco in latino un antico rarissimo Codice Biblico dell' Ambrosiana, e ne diede alla luce il primo volume contenente il Daniele, ricevuto con molta lode, ovunque gli studi biblici sono in onore. Stampò di poi i Salmi illustrati come il Daniele, con note molto erudite. Molte altre composizioni, di minor conto quanto alla mole ma non quanto al merito su vari oggetti di erudizione sacra e profana lasciò manoscritte nell' Ambrosiana, che mostrano l'estensione del suo sapere. Per quanto però fosse occupato, mai non lasciò il lodevole suo costume di starsi con quell' aria, che inspira confidenza alle domande de' giovani tanto di matematica che d'ogni altra scienza. Fra gli altri un giovane cavaliere da lui introdotto allo studio della lingua greca divenne in breve un eccellente grecista, e tanto di poi colla sola forza del suo maraviglioso ingegno s'innoltrò nella cognizione delle lingue orientali, che anche a prima giunta intende e spiega il Cufico e l'Arabo e altri affini caratteri, che in medaglie o monete, altrove scritti se gli offrano a leggere.

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La fama di cognizioni sì estese in uomo di costumi integerrimi non è maraviglia se guadagnò al Bugati in patria e fuori di essa l'amore e l'estimazione di personaggi distinti per na

scita, per dignità e per letteratura. Oltre le lettere del Cossali, molte altre stanno nell' Ambrosiana scritte dagli Assemani, dai Marini, dai de Rossi, dal C. Florio, dal B. de Sperges, dallo Schnurrer, dal Card. Borgia ed altri al Bibliotecario Bugati per memoria del pregio in che era tenuto dal mondo letterato. L'Aug. nostro Imp. e Re con decreto segnato nel p. p. marzo l' avea eletto a Censore de' libri. Ma nou gli fu permesso di godere di tal onore, poichè assalito nel seguente aprile da grave malattia, ai 20 dello stesso mese passò a miglior vita, lasciando di sè a tutti i buoni e dotti che il conoscevano non lieve desiderio.

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CARLO

CARLO ANTONIO PORPORATI.

ARLO ANTONIO PORPORATI nacque nel comune di Volvera, sette miglia distante da Torino l'anno 1741. Sino dai più teneri anni venne dai parenti incamminato allo studio dell' architettura civile e militare, e giovanissimo ancora, venne ascritto nel corpo degli ingegneri topografi dell' esercito piemontese. Ma la natura lo spingeva allo studio della figura, ed ai grandi lavori di storia, e però senza la scorta di maestri imitava colla penna, e di nascosto, le stampe de' più classici intagliatori.

Risplendeva in que' tempi per grande amore di patria, e per alta scienza di governo la gloriosa memoria del conte Bogino, primo segretario di guerra di S. M. il Re di Sardegna, capo e mente di quell' impresa, per cui Asti

venne sbarazzata dal presidio straniero, e restituita al suo Re. Avendo questi già da più segni conosciuta la riuscita che prometteva l'ingegno del giovane artista, lo accolse sotto la sua protezione, e lo incaricò di disegnare a penna la sorpresa d'Asti, che S. M. desiderava di vedere incisa. Ma il Porporati, da nessun altro ammaestrato fuorchè dalla naturale sua attitudine, la disegnò e l'incise egli stesso all'acqua forte. Confermatosi per questo lavoro il Ministro nell' opinione che aveva concepita di lui, ottenne dalla liberalità del Re Carlo il grande, che egli fosse inviato a Parigi con largo assegnamento, onde in quella virtuosa scuola apprendesse i veri principj dell' arte.

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Non mancò il Porporati di satisfare alla giusta espettazione nella quale egli era. Giunto in Parigi, seguì per alcun tempo il celebre Ville, quindi si pose col Chevillet, sotto il quale condusse la piccola stampa dell' amore materno. Non contento di questo maestro, frequentò la scuola del Beauvarlet, che menava allora gran vanto; finalmente impaziente d' ogni guida, e sentendosi lena e forze da volare colle proprie ale, si diede allo studio de' classici d'ogni scuola. Pagò colla sua prima fatica quel tributo che da un cuore ben nato e riconoscente si doveva al suo primo benefattore, intagliando il ritratto di S. M. il Re Carlo Emmanuele III, Quindi pubblicò la celebre stampa della fanciulla col cane. Questo lavoro ampliò il nome e la fama di lui in quell'immensa capitale, e fu con tanto favore dall' universale ricevuto, che l'Accademia Reale di belle arti giudicò doversene ascrivere l'autore nel novero de' suoi soci

ordinari. Gli venne pertanto, secondo le discipline di quella compagnia, allogato l' intaglio d'un quadro del Santerre rappresentante la Susanna, lavoro che il Porporati condusse in poco tempo a grandissima perfezione, onde venne ammesso nell' Accademia a pieni voti. Questo fu nell' anno 1773, due anni prima che il Beauvarlet, già suo maestro, ne facesse parte.

Tornato in patria, dove lo aspettavano le grazie del Sovrano e gli applausi de' suoi concittadini, fu eletto a membro della R. Accademia di belle arti di Torino, e dopo alcun tempo fu fermato al servizio del Re come professore d' intaglio. Le opere da lui pubblicate in quegli anni, in cui l'alto suo ingegno era nel pieno suo vigore, diffusero per ogni parte d'Europa, non che d'Italia, il nome suo.

Nel 1793 fu chiamato in Napoli da quella corte a fondare e dirigere una scuola d'intaglio. Ottenutane licenza dal Re Vittorio, il quale non volle che per l'assenza gli si togliesse o scemasse l'assegnamento, si recò il Porporati in Napoli, e vi dimorò quattro anni. Corrispose quivi colle sue fatiche alle intenzioni del Monarca che lo aveva invitato, ed oltre ai doveri della sua carica condusse a fine la stampa della Madonna del Coniglio, e punteggiò un ritratto della sventurata Regina di Francia, Maria Antonietta. Rimpatriò nel 1797; ed il Re gli conferì in segno del suo gradimento la carica di conservatore de' disegni e quadri del R. Gabinetto. Intagliò allora Leda nel bagno, e questa fu l'ultima opera di lui, essendoglisi pei lunghi studi e per la crescente età abbassata la vista. Ma questa malattia, tanto grave

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