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ricorre ad una espansione prodotta dal termice reso libero (Esp. XIII) o ad una chimica reazione, e finalmente all' attrazione di superficie tra fluido e fluido, come cause di alcune repulsioni, lo che si unisce a provare ch' egli stesso non potè non ammettere que' fatti su di cui fondava Prevost la sua opinione. Ma un esperimento che lo stesso sig. prof. Caradori ne adduce in sostegno della sua teoria, ci somministra una prova in favore dell' influenza delle emanazioni volatili, ed egli è quello in cui la canfora scaccia l' acqua alla superficie del ghiaccio fondente, imperocchè ammessa anche l'attrazione di superficie, come credere che un fluido qualunque esercitar meglio possa la sua attrazione sopra di un corpo solido, che sullo stesso corpo allo stato di liquido? Dirò finalmente che la sola attrazione di superficie non vale a darci una spiegazione soddisfacente de' moti di vertigine che la canfora e le altre sostanze prendono sull' acqua, mentre al contrario a ciò si giunge tosto attribuendoli con Venturi (a) agli effluvi ed emanazioni, ed alla reazione del liquido cir costante, supponendo che il centro della percussione di ritorno non coincida col centro di gravità del corpo da cui sortono tali effluvi.

È qui in acconcio l'accennare come fa d'uopo sotto il medesimo aspetto riguardare, e lo estendersi de' fluidi alla superficie de' corpi, e lo aggirarsi di altri su quella de' liquidi. Gli oli così, che a cagione di esempio si distendono come velo in su l' acqua, se di essi si baguino

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alcuni corpi, acquistano questi la facoltà di aggirarsi in su di lei discorrendo rapidamente su tutti i punti della sua superficie ove l'affinità dell'acqua invita la sostanza oleosa ond' essi, son pregni. Ho io anzi veduto così aggirarsi in sull' acqua l'olio d' ulive che tenuto in un mescuglio frigorifico aveva perduto ogni liquidità, e non potea perciò più distendersi come egli fa d'ordinario. Quindi le ragioni e gli esperimenti che io sono per riferire in questa memoria, del pari riguarderanno e i moti giratori, e lo espandersi di alcuni corpi sopra degli altri. § 3. All' opposto conviene che io dica che le emanazioni non possono essere riguardate la sola causa de' moti e delle ripulsioni or or mentovate; imperocchè, come giustamente osservò Carradori, dovria in tal caso la canfora ed ogni altra sostanza capace di moversi alla superficie di un liquido, produrre i fenomeni istessi su tutti i liquidi indistintamente, e ciascheduna di tali sostanze cagionare sempre dovrebbe le ordinarie ripulsioni pel solo avvicinamento alla superficie dei liquidi, anzi che aspettare di giungere al contatto de' liquidi istessi.

§ 4. Queste ultime riflessioni ci portano necessariamente a riconoscere in ciascheduno dei liquidi una differente azione sulle sostanze moventisi alla loro superficie, a foggia de' chimici rapporti, che diversi sono fra i vari corpi. Il sig. professore Carradori, che meglio di ogni altro sentiva la necessità di riconoscere, cotale diversità di azioue, egli ebbe ricorso alla adesione, che da lui viene chiamata attrazione di superficie. Questa forza però, che G. Morveau,

seguendo specialmente i principj del dottore Taylor, cercò di dimostrare perfettamente identica colla affinità, viene dallo stesso Carradori considerata sotto tutt' altro aspetto. Uno anzi de' principj fondamentali della opinione di lui si è appunto l'ammettere una essenziale distinzione fra l'affinità chimica e l'attrazione di superficie, quantunque egli le riconosca ambedue quali modificazioni dell' attrazione generale, ma sì diverse fra loro da dovere diversificare negli effetti. Ecco in breve in che consistono i fondamentali principj della teoria di Carradori, trascurando tutto ciò che riguarda l'influenza dell' urto meccanico, intorno al quale io non intendo di occuparmi in questa Memoria, ma soltanto dell' identità di queste due forze.

1. Si distingue l'affinità dall' attrazione di superficie, perchè la prima produce un nuove composto, quando unisce insieme due sostanze differenti; la seconda non altera per nulla le sostanze ch' ella fa unire.

2.° Differisce l'attrazione di superficie dall'attrazione de' tubi capillari; e quindi dall'at trazione chimica, perchè attraendo l'azione de' tubi più l'acqua che l'alcoole, più l' alcoole che l'etere, sembra agire sui fluidi in ragione inversa della loro gr. sp., mentre aloppostu acqua non è attirata punto dalla superficie de' corpi levigati, su de' quali anzi che allargarvisi mostra della tendenza a serbare o la forma globulare, od almeno una superficie convessa ai suoi confini.

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3.o L'attrazione di superficie, e l'azione capillare si distinguono fra loro per la rapidità

degli effetti di quella, e per la lentezza de' fenomeni della seconda.

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4. L'attrazione di superficie ha i suoi rapporti ed il suo punto di saturazione del pari dell' attrazione chimica.

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§ 5. Il primo di tali principj non costituisce altrimenti una diversità di azione, ma solo una diversità nel grado di forza. Fgli è appunto perchè l'adesione non può vincere la coesione ch'essa non vale ad alterare le sostanze che porta all' unione, poichè non v' ha combinazione fra due corpi senza che prima sia vinta l'attrazione delle loro molecole integranti. Non sono rari infatti gli esempi in chimica che dati due corpi, i quali in una circostanza si uniscono per l'adesione, si combinino poscia, distrutto l'ostacolo che opponevasi ad una più intima unione dalla coesione, e se ne ottenga così una chimica composizione.

§ 6. Intorno al secondo principio io porto opiន nione che quella pretesa diversità fra l'azione capillare e l'attrazione di superficie che Carradori fonda sull' essere dai tubi capillari alcuni liquidi tanto più fortemente attratti quanto più gravi essi sono, mentre il contrario avviene

allorchè si tratta della loro dilatazione alla superficie de corpi levigati, porto opinione, io dissi, ch'esso non avrebbe più riguardata tale, se posto avesse egli mente a quell' azione capillare, che sopra dei liquidi esercitano i piani. Non isfuggì a Carradori che questa diversità parimente svanisce, se si rifletta che lo innalzamento de' liquidi ne' spazi capillari in gran parte dipende dalla coesione de' fluidi e quindi dalla figura della loro super

istessi,

ficie, così che mentre dall' un canto la coesione favorisce la forza dell' adesione, le si oppone dall' altro. Convenendo egli però che la coesione giovi all'azione capillare, niega poi ch'essa si opponga al distendimento de liquidi sulla superficie degli altri corpi. << Che importa, egli « dice, che le molecole integranti stiano unite << molto fra loro per la forza di coesione o « non lo stiano? Quando la massa sente la << forza, ed è tale da attirarla, la massa dovrà < obbedire, e la coesione non produrrà altro « effetto, che di lasciare distendere la detta ◄ massa senza soluzione di continuo in forma << di membrane o velo. La coesione produce la << duttilità nei corpi che ne son molto dotati « e la duttilità non si può opporre ad una forza « che l'attira; onde l'acqua mediante la sua forza di coesione dovrebbe distendersi sopra i piani levigati in forma di membrana, se sentisse la << forza d'attrazione della loro superficie (a). Osserverò qui soltanto, che la forza che obbliga i liquidi a distendersi in forma di mem brana non può a meno di essere opposta alla forza di coesione, la quale, come osservarono Newton (b), Maupertuis (c), Laplace (d) ed altri (e), fa necessariamente che i liquidi tendano alla forma sferica, come a quella sola in cui

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(a) Gior. di fisica, chim. di, Brugnatelli T. 3, p. 375. (b) Phil. nat. princ. math. lib. 3, prop. 19. Opt. (c) Mém. sur le lois de l'attraction; Accad. des sciences 1732.

(d) Mec. cel. Ex. du Syst. du monde.

(e) Journal. de Ph. par Delametherie T. 74, P. 444. Enciclop. art. Goutte.

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