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tanto gli fu propizia la fortuna. Nel rimanente fu accolto da Epaminonda con freddo contegno, però deluso nelle concepute sue speranze: sottentrò a queste uno sdegno vie più tormentoso allorchè videsi defraudato di onori militari quando ne ottenevano molti altri intervenuti a quella giornata.

Erostrato, stanco delle ingiurie della fortuna, e prostrato l'animo suo da continui e varj sforzi per superarle, sperava nella solitudine qualche riposo. Ottenuto il congedo militare, scelse, al divisato fine intento, una villa nell' istmo di Corinto. Ivi ebbe luogo di conoscere Glicerio di Tenedo, giovine sacerdote addetto con altri al servizio di un tempio dedicato agli eroi dell' Eliso; e con lui ragionando, e con Ensevaste, custode del tempio, ben facilmente potè far dire a que' due solitarj, che lo giudicavano da' suoi discorsi, un tale animo non pago di sè mai, e scontento dell'universo, quando non fosse moderato dalla speranza dell' Eliso e dai terrori dell' Erebo, dovere qual torrente senz'argini trascorrere in violente operazioni. Così que' due baccellieri del tempo antico furono indovini, come a un di presso il P. la Porée.

Non lungi dal tempio de' solitarj entro le maggiori ombre della selva era una grotta sacra alle Ninfe, e colà capitava talvolta nelle ore meridiane Cleante, in cui quale spina confitta rimaneva pur sempre nel cuore la ricordanza del figliuolo. Un giorno viene iyi assalito, mentre dormiva, da uno sciagurato giovine dissoluto, audace, perduto di costumi, e di fortuna, irato contro Cleante perchè come magistrato lo aveva condannato a multe pecuniali. Già costui aveva teso l'arco a ferirlo, quando sopraggiunto per

caso Erostrato, obbliga l'insidiatore a fuggire. Mentre Cleante aveva tutto l'animo occupato a riconoscere così improvviso benefizio, tacque in un subito come impedito nella favella. Vide nel candido petto del giovine una striscia bruna, ed insieme pendergli dal collo un monile d'oro... la immagine di Nettuno... il motto: a te sacro. Ecco la ricognizione tragica. Voleva Cleante incontanente condurre seco il figliuolo; ma in Erostrato prevaleva l'affetto della benigna Agarista; e con riverenti parole chiese che gli fosse conceduto scriverle per istaffetta l'avvenimento. Ella non ⚫dette per sì poco fu d'uopo invocare l'autorità de' magistrati, i quali decretarono che il nominato Possideo, volendo, rimanesse presso la madre adottiva, e godesse la sua legittima, sopravvivendo al padre naturale. Cleante uscì mesto dalla curia; Possideo ne evitò l'incontro; Agarista ne fu meravigliosamente consolata.

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Allora molte provincie del vasto imperio di Persia si erano sottratte al ferreo scettro di Artaserse. Tebe Chio, Coo e Rodi stringeano le armi contro l'orgogliosa Atene. Tutta la Grecia ondeggiava in questa gara di oppressi e di oppressori. Il giovine solitario non resse a tale spettacolo: ma desta in lui la sopita audacia, abbandonò i silenzi dell' eremo per ingolfarsi in quelle perturbazioni. Declamava ne' fori, ne' portici, negli atrii, agitando il volgo, ed irritando i buoni... Ma di questa impresa non raccolse miglior frutto, che delle anteriori; perchè ove scacciato con tumulto popolare; ove condannato ad esilio da magistrati ; ove alla morte se ne sottrasse a stento colla fuga. Cresceva intanto in lui cogli anni omai virili e con tante prove infruttuose l'ardore della fama.

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Sdegnato contro il destino persecutore d'ogni suo desiderio, deliberò vincerlo e quasi insultarlo.... Scese alla spiaggia di Corinto con Glauco solo consueto compagno d'ogni sua ventura, e salpò verso l'Asia, dirigendo ad Efeso il suo tragitto... Entrato in Efeso, vi rimane cautamente sconosciuto. Era suo quotidiano studio contemplare il tempio di Diana, considerarne la struttura e la materia, ov' elle offerissero comodità al suo pensiero. Benchè magnifico, ornato di avorio, di argento, d'oro, di gemme inestimabili, reggevano colonne di cedro, e travi enormi di esso la vasta compage del tetto... Entrava spesso nel tempio quando vi fosse celebrità: vedea prostrati gli adoratori alla immagine della Dea, pomposi riti, splendide vesti sacerdotali: udiva i cori d'inni armoniosi: odorava la fragranza de sacri profumi, e con empia ira si compiaceva di distruggere in breve così antica opera di superstizione... Giunse alfine quella funesta, e fra quante mai furono tenebrosa notte, in cui prevalsero gli Dei infernali... Incontanente fu la intera Efeso in iscompiglio riconosciuta la vampa del tempio... Nè egli si curava nascondersi dissimulando; anzi a quello spettacolo, vie più ebbro di celebrità, si abbandonava ad una stolta allegrezza. Quindi preso dalla turba sdegnata, fu condotto ai Pritani, e stretto in carcere.. e con meraviglia del magistrato, non che tentasse di coprire il suo delitto, vantandosene per lo contrario alteramente declamò in presenza de' giudici e della moltitudine una memorabile orazione.

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Il sofista Dinarco, il cui testo abbiamo diligentemente seguito in questo compendio, ha voluto aggiungere anche questa orazione da lui chiamata memorabile, onde nissuna parte man

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casse alla ignominia del suo studio. Noi confessiamo che vanità d'ingegno greco non ci avvenne mai di vedere più stolta di questa. Imperciocchè lasciando da parte quanto sia contro la civiltà e liberalità de' buoni studj l'offrire a' suoi concittadini personaggio sì turpe come fu Erostrato ; tanto debole n'è il disegno, e sì incerto ne' suoi tratti, e sì lontano da ogni umana verisimiglianza l'andamento, che ben chiaro apparisce nè verità di storia, nè sicurezza d'immaginazione avere presieduto al lavoro. Si aggiunga poi il mal gusto di un'artifiziale eloquenza abbondantissima d'idee accessorie e di retorico vaniloquio, e vuota dappertutto di quelle cose, che sale possono rendere degno di stima un componimento di questo genere.

E quindi veniamo facilmente a conoscere il perchè questa rapsodia fosse stata fino a questi giorni abbandonata ad un' assoluta dimenticanza. E ci dorremmo giustamente che sì male avesse scelto questa volta il sig. conte Verri

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oggetto di sua letteraria occupazione, se non fossimo persuasi avere lui fatto ciò per far comprendere agl' Italiani che non sono tutte di pregio quelle cartaccie muffite, le quali certi oziosi imbecilli vanno traendo dalla polvere delle biblioteche a questi tempi, ne' quali abbastanza omai s'intende ben altro e migliore alimento volersi. Pel quale servigio renduto alla nazione con questo suo accortissimo divisamento debbonsi al sig. conte Verri azioni sincere di grazie.

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Malta antica, illustrata co' monumenti e coll'istoria dal prelato Onorato BRES, votante di signatura di giustizia di Sua Santità, commendatore delOrdine Gerosolimitano, ec. - Roma, stamperia de Romanis, 1816, di pag. 480 in 4.°

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ARTICOLO PRIMO.

UESTO libro è dedicato dall'autore a S. A. R.

il Principe reggente d'Inghilterra. Nella prefazione l'autore si scaglia contro coloro, i quali reputano che Malta fosse in addietro un paese incolto e non avesse cominciato ad acquistar qualche lustro se non dopo che fu donata

all' ordine di S. Giovanni di Gerusalemme. Non nega che danneggiata sommamente dalla invasione de' Goti e de' Saraceni, e non allcora restituita al primiero suo stato dai Re che dominarono sulla Sicilia e Malta insieme 2 andò debitrice di grandissimi vantaggi all' Ordine Gerosolimitano, come ora deve all'impero Britannico le istituzioni più liberali ed il più esteso commercio; ma dai monumenti dell' antichità crede di poter raccogliere che Malta fiorisse ne' tempi più vetusti in modo da non ceder punto al suo presente stato, il che doveasi in gran parte alla posizione felice di quell'isola, situata tra l'Europa e l'Affrica, ed incontro all' Asia con eccellenti porti, e con tutti i comodi che agevolar poteano in que' tempi il commercio marittimo,

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