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APPENDICE

PARTE I.

SCIENZE LETTERE ED ARTI STRANIERE.

REALE ISTITUTO DI FRANCIA.

Considerazioni sul corso attuale delle scienze e sulle loro relazioni colla società " del sig. cavaliere Cuvier, segretario perpetuo dell' Accademia delle scienze per le scienze fisiche, lette nella pubblica sessione del 24 aprile 1816.

QUANDO l'Accademia delle scienze ricevette da

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Luigi XIV quella forma che a noi ridona oggi augusto successore di sì grande monarca, e in una solennità simile a quella che ora qui ne raccoglie, l'ingegnoso istorico di un tale consesso non si lasciò ire a produrre in mezzo, se non se con una certa avvertenza, l'opinione che le indagini de' suoi confratelli potrebbero per avventura non essere tutte così inutili, come a que' tempi si credeva.

A' tempi nostri si può usare un linguaggio meno timido, o piuttosto è quasichè superfluo l' usarlo.

I successi recentemente ottenuti dall' osservazione della natura, dallo studio de' suoi compensi e delle sue leggi, hanno renduta importante la loro istoria, ed aperto il campo a idee più estese del loro potere e de' loro servizi.

Si sono vedute queste indagini, se non creare la società, nascere almeno e svilupparsi con essa; procurarle di mano in mano agi e piaceri; talora tramutarne al tutto gli elementi; e e da quanto fecero, non è stato difficile il ritrarre quanto ancora potrebbero fare.

L'uomo, posto ignudo e debole sulla superficié del globo, sembrava creato ad una inevitabile distruzione; cento mali l'assalivano da tutte le parti; i rimedj si restavano a lui nascosti; ma egli aveva ricevuto l'ingegno per iscoprirli.

I primi selvaggi colsero nelle foreste alcuni frutti nutritivi, alcune radici salubri, e così sovvennero a' loro più urgenti bisogni; i primi pastori s'avvidero che gli astri seguono un corso regolare, e li presero per guida ne' loro viaggi per mezzo alle pianure del deserto: tal fu l'origine delle scienze matematiche; tal quella delle scienze fisiche.

Fatto una volta capace che poteva combattere la natura coll'armi ch'ella stessa somministrava, l'ingegno non ebbe più posa; ei l' andò incessantemente spiando; di continuo fece sopra di essa nuove conquiste, tutte contrassegnate da qualche miglioramento nello stato de' popoli.

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Da quel punto, succedendosi senza interruzione spiriti pensatori, fedeli depositarj delle acquistate dottrine e costantemente occupati a concatenarle e a vivificar le une per mezzo dell' altre, fummo condotti in meno di quaranta secoli dai primi tentativi di quegli agresti osservatori ai profondi calcoli de' Newtoni e de' Laplace ai dotti sistemi de' Linei e de' Jussieu. Questo prezioso retaggio, ogni dì più accresciuto, tras

portato dalla Caldea in Egitto, dall' Egitto in Grecia, nascoso in secoli di sventure e di tenebre, ricuperato in tempi più felici, e inegualmente sparso tra' popoli dell' Europa, si trasse dietro da per tutto la ricchezza e il potere : le nazioni che l'hanno raccolto, son divenute signore del mondo; cadute nella debolezza e nella oscurità quelle che l'hanno negletto.

È il vero che, per molto tempo, que' medesimi ch' ebbero la fortuna di rivelare alcune importanti verità, non ravvisarono nel loro complesso le grandi relazioni che tutte le uniscono, nè le infinite conseguenze che derivar possono da ciascuna. Nè di fatto sarebbe stata cosa naturale che que' marinai feniej i quali videro l'arena delle sponde del Betico trasformarsi al fuoco in trasparente vetro, presentissero a un tratto che questa nuova materia potrebbe prolungar pe' vecchi il benefizio della vista; che aiuterebbe l' astronomo a penetrare nel seno de' cieli, ed a noverar le stelle della via lattea; che scoprirebbe al naturalista un picciol mondo così popolato, così ricco di maraviglie, come quello che solo sembrava essere stato offerto a' suoi sensi ed a' suoi studi; che finalmente il suo uso più semplice e più immediato procaccerebbe un giorno agli abitatori delle rive del Baltico la possibilità di edificare palagi più magnifici che quelli di Tiro e di Memfi e di coltivare quasi sotto ai ghiacci del circolo polare i più deliziosi frutti

della zona torrida.

Allorchè un buon monaco, ne' recessi d' un chiostro d'Allemagna, accese per la prima volta un miscuglio di zolfo e di nitro, chi mai

avrebbe potuto a lui predire tutto ciò che scaturirebbe dalla sua sperienza? Cambiar l'arte della guerra; sottrarre il coraggio dalla superiorità della forza fisica; ristaurare in Occidente la regia potestà; impedire che mai più i paesi inciviliti non tornassero ad esser preda de' barbari; diventar finalmente una delle grandi cause della propagazione del sapere con astrignere ad istruirsi que' popoli conquistatori che infino allora erano stati, direi quasi direi quasi, per tutto i flagelli dell'istruzione; tal pure era la destinazione d'uno de più semplici trovati della chimica.

Queste conseguenze, di presente, si parano innanzi agli occhi di tutti; ma l'ingegno più perspicace non avrebbe potuto addarsene in quei primordi, dove ciascuno si limitava a calcare il sentiero che additato gli aveva il caso. Quei primi osservatori venivano, che quasi non se ne avvedevano, a colmar di benefizi i loro simili.

Il principale e l'immenso vantaggio del corso attuale delle scienze consiste nella cessazione d'un tale isolamento.

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Le diverse vie si sono incontrate; quelli che le percorrevano, si hanno creato un linguaggio comune; le loro dottrine, a forza d'estendersi, sono pervenute a contatto, e soccorrendosi di scambievole appoggio, e camminando sopra una gran linea, abbracciano le esistenze in tutta la loro generalità.

Così la scienza, ergendosi al di sopra di tutto, ha tutto aggiunto co' suoi sguardi; tutte l'arti si sono a lei sottomesse, l'industria l'ha riconosciuta per sua regolatrice; ella ha servito e protetto l'uomo in tutti i suoi stati, e s'è intromessa, nel modo più intimo e più sensibile, in tutte le relazioni della società.

Di già, avanti ch' ella fosse pervenuta a quest' altezza di generalità, non era stato difficile accorgersi che le sue osservazioni, in apparenza le più umili e di minor peso, ben potevano produrre cambiamenti tanto importanti, quanto inaspettati, negli usi, nel commercio nella pubblica prosperità.

Un botanico, di cui appena si conosce il nome, arrecò il tabacco dal Nuovo Mondo in Europa verso il tempo della Lega. Oggidì questa sola pianta dà alla Francia la materia d'una tassa di cinquanta milioni; proporzionati vantaggi ne ricavano gli altri paesi dell' Europa; e insin nel fondo della Turchia e della Persia è divenuta un grande oggetto di traffico e di agricoltura.

Ai tempi della Reggenza, un altro botanico mandò alla Martinica una pianta di caffè, di questo arbusto dell'Arabia, che non era cominciato ad esser conosciuto in Europa che nei primi anni di Luigi XIV. Quell'unica pianta ha generato tutte quelle delle nostr'isole, ed arricchito i coloni. L'uso di un tal legume è divenuto volgare, e certamente è stato meglio efficace che tutta l' eloquenza de' moralisti per tor via l'abuso del vino dagli ordini più alti della società.

Chi potrebbe entrar mallevadore che ancora oggigiorno i nostri orti botanici non albergassero qualche erba ora in dispregio, e da produrre un dì cambiamenti al paro notabili ne' costumi nostri e nella nostra economia politica?

E ciò che pone in una categoria ben distinta i cambiamenti cagionati dalle scienze, si è che sempre sono essi propizi. Essi combattono l'altre

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