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attendeva omai che il momento di deificarlo come suo rigeneratore. Allo sparire di lui ben altri mali, altre guerre la desolarono; e se tu uomo greco vuoi parlare di usurpatori, n' hai quanti bastano negli Antigoni, nei Seleuci, nei Lisimaci, nei Tolommei; in tutti coloro che corsero a strapparsi l'un l'altro i brani del suo imperio. Ma tu, Sofista miserabile, non meritavi, che si dicesse tanto che mal s'occonciano le parole de' saggi al vaniloquio insensato de' pazzi. Tienti adunque il tuo Erostrato : e taciti di Alessandro, a cui le generazioni future faranno migliore giustizia ».

:

(Sarà continuato ).

R.°

Memoria sullo scovrimento di un antico sepolcreto di Lorenzo GIUSTINIANI, greco-romano, Bibliotecario. Seconda edizione, corretta ed accresciuta dallo stesso autore. Napoli, stamperia De Bonis, 1816, di pag. 223 ed 8 di prefazione in 8.°

Lo scovrimento di quel sepolcreto avvenne nel 1800; e poco dopo fu pubblicata la Memoria del sig. Giustiniani, che ora si riproduce. Siccome pochi hanno veduto la prima edizione che convenne ripetere in poco spazio di tempo, e pochi forse ebbero notizia di quel monumento; così crediamo di far cosa grata ai leggitori nostri, facendo ora conoscere con breve estratto il monumento medesimo e la Memoria che serve ad illustrarlo.

Un antico sepolcro di tufo fu scoperto dapprima nell' atto che aprir si voleva una strada tra il R. Museo di Napoli e la casa altrevolte de' PP. Teresiani; trovossi all' altezza di palini 41 al di sopra del piano terreno del R.° Museo, e di 28 in circa al di sotto del livello del giardino de' suddetti PP.; proseguendosi lo scavo, si trovarono altri sepolcri vicini, e si riconobbero per greci; ma dalla diversa forma di alcuni altri che si rinvennero in seguito, si potè inferire che del sepolcreto medesimo si erano serviti forse ne' tempi posteriori anche i Romani, Non si vede ben chiaro come l'autore,

SCOVRIMENTO DI UN ANTICO SEPOLCRETO EC. 13 mischiando l'antiquaria colla geologia, possa provare la tesi ch' egli pianta nel principio della sua Memoria, che il sito, dove il sepolcrcto fu scoperto, era la sommità di una collina. Non basta a provar questa tesi, che il detto luogo trovisi ora più alto di alcuni palmi dal suolo del Musco; non basta che ne' luoghi vicini siausi scoperti in passato alcuni sepolcreti a diverse profondità, niuna però maggiore di 84 palmi; nou basta il citare le profondità sempre relative di altri scavi più lontani, nè l'allegare l'ineguaglianza del suolo antico di Napoli, nè il ricorrere ai cangiamenti avvenuti per causa delle alluvioni. Si sarebbe dovuto calcolare piuttosto l' elevazione, che quel colle aver poteva rispetto a tutti gli antichi edifizj di Napoli ora sepolti; calcolare tutti i cangiamenti che poteano essere avvenuti nella forma e nella costituzione geologica della collina; paragonar quindi l' elevazione della medesima con quella degli altri poggi non lontani, e mettere in evidenza, come non si siano trovati, nè trovar si possano, monumenti sepolti ad una altezza superiore. Le vicissitudini, alle quali il suolo di Napoli è stato soggetto, rendono più fondato questo dubbio. Sarebbe stato assai più prudente l'ammetter solo la probabile esistenza antica del sepolcreto in un colle.

Nel 2. capitolo della Memoria l'autore continua ad esser geologo, e prova, che nel luogo dove il sepolcreto è stato scoperto, si sono pure trovati iudizj di materie vulcaniche e di lave. Questo serve mirabilmente a confermare il dubbio, che noi abbiamo poc' anzi esternato. O quelle lave erano antiche, anteriori cioè alla

costruzione del sepolcreto, ed allora il colle poteva esser molto più alto al di sopra del sepolcreto medesimo, ed essersi lentamente abbassato, o essere anche stato smantellato in parte per qualche catastrofe, nella quale rovina poteva aver seco strascinato monumenti supericri al sepolcreto; o le lave erano state portate in quel luogo posteriormente a quella costruzione, ed allora il colle poteva e doveva anzi essersi rialzato sopra quel monumento, ed aver dato luogo ad altri edifizj superiori. Ma quella lava dovea essere di data ben antica, giacchè l'autore ingegnosamente congettura, che quelle produzioni vulcaniche siano provenute dal contiguo monte Etmio, che da molti e molti secoli non è ignivomo. Con molta erudizione egli ha però dimostrato che presso un' antica via dovea esser collocato quel sepolcreto; che questa dovea essere una via che da Settentrione veniva in città, comunicando colla Cumana: ed accennando che per quel colle medesimo passar doveano le acque dette di Setino, si è fatto a dissertar dottamente su quell' acquedotto e sul suo corso, e si è sforzato di provare in un capitolo a parte che quello giunger dovea fino alla Piscina mirabile, il che viene da molti

contrastato.

Espone pure l'autore l' opinion sua, che il colle esser dovesse altro di quelli, detti dagli antichi Aminei, e che ne' tempi più recenti abbia portato il nome di Cassillo; che in alcuni tempi siansi costrutti su quel colle degli edifizj, e che nella fondazione loro siasi trovato forse più d'una volta il sepolcreto, ma sia sempre

stato trascurato.

Passa quindi a trattare del sepolcreto medesimo, dell'attuale sua estensione, del prolungamento che sembra esserne stato fatto in altri tempi verso la Via Capuana; della quantità materia e forma e del contenuto de' sepolcri finora trovati.

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Alcuni di questi sono di pietra tofacea; altri di tegole questi sono i romani, e quindi i più recenti. La forma dei tufacei è quadrilunga; varia la loro grandezza; quattro se ne trovarono assai piccoli, perchè destinati a ricevere ragazzi, o bambini. Due erano di diversa forma non però degna di alcuna particolare osservazione; e tutti erano disposti senza alcun ordine golare. Quelli costrutti di tegole, erano i più numerosi, le tegole si alzavano o sopra uno strato di altre tegole, o sopra un suolo di tufo e di mattoni; la forma di sarcofago era prodotta dal collocamento delle tegole superiori a piano inclinato, che quindi si terminavano ad angolo. Chi ha veduto la forma e la grandezza delle tegole antiche, delle quali alcune sono state scoperte anche in Lombardia, comprenderà di volo quanto facile ed economica esser dovesse una tal foggia di costruzione: ma quei sepolcri erano anche di pochissima solidità, e si sono quindi trovati in confronto degli altri assai guasti. Alcuni erano chiusi da una specie di recinto; e di questi recinti ve n'avea più d'uno se per tale può prendersi un masso di fabbriche intonacate di rosso.

In due classi divide l'autore gli oggetti trovati in questo scavo; nella prima colloca quelli contenuti precisamente ne' sepolcri; nella seconda le cose trovate qua e là sparse intorno

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